R. Franchi, Dalla Grande Madre alla Madre. La maternità nel mondo classico e cristiano. Vol. 1: La Grecia

Vendredi, 08 Mars 2019 11:03 Roberta Franchi
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Roberta Franchi, Dalla Grande Madre alla Madre. La maternità nel mondo classico e cristiano. Vol. 1: La Grecia, Alessandria, 2018.

Éditeur : Edizioni dell'Orso
Collection : Hellenica, n. 74
XII-376 pages
ISBN : 978-88-6274-888-9
48,00 €

È nel cuore dell'altopiano anatolico che prende avvio un affascinante viaggio, costellato di rimandi, sovrapposizioni e risonanze, volto a ripercorrere le tracce di quell'immagine archetipica femminile, figura simbolica dominante nel pantheon religioso antico, con la quale finisce per identificarsi la maggior parte delle divinità femminili: la Grande Madre. Venerata in Anatolia dagli Hittiti e dai Frigi, in Grecia il suo volto si sovrappone con quello di Cibele, Gaia, Rhea e Demetra. Un nome, tanti nomi o tante dee per indicare una credenza nella potenza incontestata di una madre primordiale e cosmo-teogonica, una madre sfuggente e poliedrica, che finisce per installarsi sull'Agorà di Atene, diventando custode della giustizia e dell'anima ancestrale della città. Espressione di fertilità e fecondità, la forza procreatrice e generatrice della Grande Madre, declinata già nel mito di Demetra e Kore, trova un parallelo in quell'unica figura femminile vivente, capace a sua volta di generare, nutrire, proteggere e amare: la madre. Accanto a balie e nutrici, la letteratura greca offre varie tipologie materne: dalla madre dello stato a quella terribile o vendicativa, dalla madre assassina a quella buona e materna. Ma forse la dimensione più consueta della madre è il pianto: Niobe, Teti, Ecuba, Andromaca o le madri supplici di Euripide innalzano le loro voci per ricordare le gioie e i tormenti dell'allevare e crescere i figli, lo smarrimento e il dolore causato dalla loro morte. E se è vero che la donna, relegata nell'oikos, resta tanto sul versante filosofico-medico quanto nella società patriarcale una cittadina impossibile, per via delle sue caratteristiche antitetiche a quelle dell'uomo, proprio l'amore per i figli la riscatta dalla sua naturale debolezza, concedendole uno statuto privilegiato, che sfiora le corde dell'eroismo e della virilità. Per le madri spartane rientra in una sorta di ‘normalità' civica non piangere alla morte dei figli, giacché questi sono generati per la difesa di Sparta. La morte di parto, al pari della ‘bella morte' in battaglia per un uomo, rende memorabile la vita femminile, destinata altrimenti ad essere cancellata dalla storia. Se la donna compie il suo dovere allorché mette al mondo i figli, la maternità, contribuendo a generare cittadini, potrebbe pienamente ambire allo status di attività civica. E come non ricordare il ruolo giocato ‘dietro il trono' da alcune madri di sovrani, tra cui Olimpiade, madre di Alessandro Magno? Attraverso una contestualizzazione attenta e un richiamo puntuale ai testi, senza tralasciare l'apporto iconografico, il volume, prendendo le mosse dalle remote vicende della Grande Madre, dimostra come il profondo impegno con cui la madre opera nel contesto sociale e religioso del mondo greco trasformi la maternità in una funzione imprescindibile e nobilitante.