Cristiano da Camerino, De partibus

Vendredi, 02 Juillet 2021 08:09 Jacques Elfassi
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Cristiano da Camerino, De partibus sive super creatione partium Guelfe et Gebelline et ipsarum obiurgatione liber.  Edizione critica, traduzione e commento a cura di Andrea Bocchi, Florence, 2020.

Éditeur : Sismel - Edizioni del Galluzzo
Collection : Edizione Nazionale dei Testi Mediolatini d'Italia, 56
VI-416 pages
ISBN : 978-88-8450-964-2
73 €


Una tendenziosa attualizzazione del poema di Lucano, un personaggio sceneggiato sulla Politica aristotelica, uno sguardo originale sul rapporto tra città e campagna, un gustoso prologo agli inferi, un duello tra gemelli nemici, un puzzle di citazioni classiche, il plagio di un collega: tanti sono gli elementi che si intrecciano nelle vicende raccontate nel De partibus. L'unica opera certamente attribuibile al grammatico trecentesco Cristiano da Camerino è un poemetto in esametri latini conservato nella Biblioteca Vaticana che svela i motivi scatenanti e le prospettive del conflitto politico in Europa. Racconta lo stravolgimento della vita politica comunale a causa delle fazioni, che trascendono o spezzano le tradizionali solidarietà familiari o di ceto e le sostituiscono con l'ideologia totalizzante dei partiti: contrapposizioni nominalistiche e dunque vane, ma capaci di politicizzare le masse e di risolvere lo scontro politico in una violenza generalizzata, irragionevole, seducente. Il cinematografico racconto rovescia risolutamente, con raffinata strumentazione umanistica, tutti i i luoghi comuni dell'umanesimo cristiano e civile: contro Petrarca, la saggezza e la poesia sono argini velleitari e patetici di fronte alla violenza; il tema dell'ubi sunt intenerisce Satana, nostalgico del paganesimo morente, quando i riti erano semplici e sinceri; la guerra civile svela, auspice Lucano, le oscene implicazioni della nobiltà di sangue e della virtù guerriera; e il demonio parla con le parole di Cesare, destinato a stravincere. Lo sguardo raffinato di Cristiano, originalissimo nel suo secolo e nei successivi, non sembra aver giovato al poemetto: nessuno pare averlo letto tra Coluccio Salutati, che lo cita nel 1405, e Augusto Campana, che ne progettava l'edizione nel 1955; esce ora con il corredo di una ampia introduzione, della traduzione a fronte e di un commento puntuale.

 

Source : SISMEL - Edizioni del Galluzzo